Orari di apertura: Lun-Dom 9.00-20.00
Apprende giovanissimo il mestiere di fotografo, dal ritocco alla stampa, svolgendo un lungo apprendistato prima in Calabria e poi a Milano, dove lavora anche nello studio di Elio Luxardo. Nel 1955 si trasferisce a Roma e inizia la sua attività in ambito cinematografico come operatore, direttore della fotografia e quindi di documentarista. Per molti anni collabora con diversi registi fra cui Raffaele Andreassi, per il quale cura la fotografia de I vecchi, ricevendo il suo primo Nastro d'Argento nel 1959. Riconoscimento che sarà replicato nel 1964, grazie a un documentario sull'abbandono delle terre feudali da parte della nobiltà calabrese e nel 1967, con il Leone d'Argento alla Biennale di Venezia con Firenze, novembre 1966, folgorante testimonianza in bianco e nero della drammatica alluvione, confezionata con testi di Vasco Pratolini e la voce di Giorgio Albertazzi.
Come altri documentaristi della sua generazione, Carbone coltiva la passione per un cinema capace di eleggere a soggetto l'attualità sociale e civile, ma anche quella culturale, prestando attenzione all’arte, alla letteratura, alla musica e al teatro. Dati i suoi interessi Cesare Zavattini lo invita a collaborare, in qualità di operatore e regista, al film-inchiesta, a più mani, I Misteri di Roma (1963), in cui quindici giovani autori raccontano la vita di una città travolta dal boom economico, con annessa esplosione demografica.
Impegnato a filmare le manifestazioni politiche e sociali degli anni Sessanta, Carbone racconta le lotte operaie alla Zanussi (Uomini nella fabbrica, 1964), l'occupazione delle terre a Melissa, in Calabria (Sedici anni dopo, 1967), la condizione del lavoro contadino (Dove la terra è nera, 1966), nonché la rivolta degli studenti alla facoltà di architettura di Roma nel fatidico 1968.
Si moltiplicano in quel momento anche i documentari dedicati agli artisti, grazie al rapporto personale che Carbone stringe con alcuni di coloro che a Roma gravitano fra via Margutta e Piazza del Popolo: Renzo Vespignani, Antonietta Raphaël Mafai, Titina Maselli e Tano Festa, solo per citarne alcuni.
Oggi tali materiali sono conservati nell’ampio Archivio Carbone e al cosentino è dedicato un omonimo premio fotografico.
Viaggio in Lucania con Carlo Levi - 1960
Il fotografo e documentarista calabrese realizza questo reportage nell’aprile del 1960, invitato da Carlo Levi ad accompagnarlo in Basilicata, nei paesi del suo Cristo si è fermato a Eboli, in un viaggio di preparazione al dipinto Lucania 61.
I due ripercorsero i luoghi del confino per ‘rinverdire la memoria’ e documentare attraverso le fotografie, rese con un bianco e nero inciso e contrastato, le immagini della terra, le storie e i volti che Levi intendeva fissare nel grande telero, per raccontare la storia e la cultura lucana in occasione delle celebrazioni dell’unità d’Italia.
Carbone scattò circa quattrocento fotografie, in parte confluite nel volume Viaggio in Lucania con Levi (1980) e nel documentario dedicato allo scrittore-pittore, Omaggio a Carlo Levi (1983).
Sempre nel 1960 sceglie Franco Angeli, uno degli artisti della cosiddetta ‘Scuola di Piazza del Popolo’, con cui all'epoca Carbone divideva lo studio, come protagonista del suo primo cortometraggio, Inquietudine.
Le fotografie qui presentate sono state acquisite al patrimonio del Museo nel 2014 in occasione della Mostra ‘Pasolini a Matera. Il Vangelo secondo Matteo 50 anni dopo’, per raccontare la città in quel particolare momento storico in cui i Sassi, ancora abitati, stavano per essere spopolati per la Legge di Risanamento dei Rioni Sassi promulgata nel 1952.