Torna a tutti gli articoli

Torna a Palazzo Lanfranchi una tela restaurata dall’ICR

Torna a Palazzo Lanfranchi un capolavoro del Secolo d’Oro dell’arte olandese

La tavola “Clorinda salva Olindo e Sofronia dal rogo” è stata oggetto di una tesi di laurea SAF

 

 

L’EVENTO

 

Il giorno 11 luglio 2023 è stato restituito al Museo Nazionale di Matera, nella sede di Palazzo Lanfranchi, il dipinto su tavola raffigurante Clorinda salva Olindo e Sofronia dal rogo, piccolo capolavoro del “Secolo d’Oro” dell’arte olandese. È giunto infatti a conclusione lo studio scientifico e l’intervento conservativo dell’opera, che hanno costituito l’interessante argomento della tesi di laurea di Sandro Galati, allievo della SAF dell’Istituto Centrale del Restauro.

L’intervento di restauro e le indagini analitiche, condotte nei laboratori dell’ICR di Matera, hanno consentito di assicurare una migliore conservazione dell’opera grazie ad un intervento sperimentale condotto sul supporto ligneo e di potenziare la lettura di un testo significativo della grande stagione artistica del Seicento olandese: è stato possibile così confermare l’alta qualità pittorica del dipinto da ricondurre al maestro paesaggista Cornelis van Poelenburg (Utrecht, 1590 ca. – 1667), piuttosto che all’allievo Jan van der Lijs (Breda, 1600 – Rotterdam, 1657), come già proposto da una parte della critica.

Il dipinto comparve nell’elenco della quadreria di Camillo d’Errico come di “Giovanni Van-der-Lys” ovvero Jan van der Lijs, artista olandese, di cui si hanno poche notizie e quasi del tutto ignoto. Dalle fonti emerge che si trovasse tra gli allievi di Cornelis van Poelenburgh, a cui per la prima volta riferisce il dipinto Matteo Lanfranconi, confrontandolo con il rame di soggetto uguale conservato alla National Gallery of Canada. L’episodio, tratto dalla Gerusalemme liberata di Torquato Tasso – e noto nel Seicento per altri dipinti di soggetto analogo – è ambientato dall’artista in Campidoglio come indicato dalla presenza della cordonata di Michelangelo e dalle statue dei Dioscuri. Sul dipinto della collezione d’Errico, Tania De Nile sottolinea come «le figurine appena abbozzate, in pose leggermente variate rispetto al rame del maestro, e soprattutto i segni di matita chiaramente visibili al di sotto della quinta architettonica lasciano ipotizzare che si tratti di uno studio/copia dall’originale» realizzato nell’ambito della bottega di Cornelis van Poelenburgh. Il nuovo restauro, invece, protenderebbe verso un’attribuzione più certa a quest’ultimo proprio per la presenza di ripensamenti nel disegno sottostante, che escluderebbero l’idea di una copia di bottega.

 

IL RESTAURO

Il dipinto è stato individuato come oggetto di tesi soprattutto per le sue peculiari condizioni conservative: evidenziava infatti aspetti di criticità sia relativamente al supporto ligneo, attraversato nella parte centrale da due profonde fessurazioni, sia riguardo gli strati pittorici, la cui lettura era ostacolata e compromessa da depositi e vernici di restauro cromaticamente alterate (Fig. 1). Le fessurazioni passanti avevano causato la divisione della tavola in due porzioni distinte e tra di loro disallineate. La disamina del supporto ha costituito pertanto il fulcro della ricerca sperimentale, che ha proposto soluzioni innovative per problematiche strutturali piuttosto frequenti in questa tipologia di manufatti.

Lo studio di nuove strategie per l’allineamento delle assi ed il conferimento della continuità di curvatura alla superficie dell’opera, ha visto una prima fase di analisi morfologica della tavola, seguita da una campagna di indagini scientifiche, che hanno reso possibile l’ampliamento del quadro conoscitivo del manufatto (Figg. 2, 3). Successivamente, l’ottenimento di un modello tridimensionale digitale dell’opera, ricavato mediante sistemi di scansione 3D, ha permesso di indagare digitalmente il supporto ligneo e di ricavarne i valori di deformazione utili per la progettazione di un idoneo sistema meccanico volto al contenimento e al riallineamento delle assi. L’applicazione pratica ha previsto la realizzazione di un telaio sperimentale, fornito di appositi strumenti di misurazione micrometrica, capace di sorreggere la tavola e contemporaneamente di modificare la correlazione tra le deformazioni delle due assi, restituendo continuità alla curvatura (Fig. 4).

La pellicola pittorica, analizzata mediante fluorescenza indotta da luce ultravioletta (UVL), fluorescenza a raggi-X (XRF), fotografia in falso colore e mediante indagine stratigrafica, è composta da uno strato pittorico talmente sottile da lasciar trasparire a tratti il disegno preparatorio, ed è costituita da pigmenti stemperati con un medium oleoso che potrebbe essere presumibilmente olio di lino (fig. 5). Nella tavolozza del pittore si distinguono la biacca, il minio, lo smaltino, terre ed ocre, nero di Marte.

Per il recupero della leggibilità della cromia e della corretta luminosità della superficie dipinta, è stato parallelamente avviato un meticoloso e attento intervento di pulitura, che ha visto l’utilizzo di mezzi pulenti altamente controllabili e selettivi: supportanti a base di Hydrogel di PVA, con modalità operative innovative, ed emulsioni water in oil sono stati impiegati in successione, calibrandone l’efficacia e rendendo possibile la rimozione selettiva degli strati soprammessi nel corso della vita storica dell’opera (fig. 6). La pulitura ha permesso, congiuntamente ad un sensibile intervento di presentazione estetica, di migliorare la leggibilità delle immagini e la godibilità degli straordinari valori pittorici e luministici tipici del grande maestro di Utrecht (fig. 7).
La ricerca storico-documentaria ha affiancato e integrato costantemente il lavoro, fornendo un importante contributo per chiarire alcuni punti controversi della storia del dipinto.

Le varie fasi del complesso restauro sono state costantemente condivise con il Museo di Matera, attraverso un aggiornamento e un confronto continui sull’impegnativo lavoro in corso, mettendo in atto una fruttuosa cooperazione tra le due istituzioni.

Il sistema meccanico sperimentale messo a punto per ristabilire la corretta planarità delle assi sconnesse della tavola rappresenta un contributo innovativo nel campo della conservazione e restauro dei supporti lignei, concorrendo ad indirizzare il settore disciplinare verso un approccio sempre più rigoroso e scientifico.

 

Gruppo di lavoro

Relatori:

Federica Di Cosimo, restauratore ICR (coordinatore);

Tullia Carratù, storica dell’arte ICR (aspetti storico artistici);

Angelo Raffaele Rubino, Claudio Santangelo, laboratorio di rilievo e documentazione 3D ICR (aspetti della documentazione).

 

Altri relatori:

Paola Minoja, restauratore professionista esterna;

Roberto Saccuman, restauratore professionista esterno (aspetti tecnici di restauro);

Elisa Messina, storico dell’arte del Museo Nazionale di Matera (tutor);

Roberto Ciabattoni, laboratorio di fisica e controlli ambientali ICR;

Federica Antonelli, biologa, professionista esterna;

Davide Melica, geologo, professionista esterno (aspetti scientifici).

 

Ufficio Servizi Educativi, Valorizzazione, Promozione e Comunicazione ICR

Cristina Lollai

 

Scarica il comunicato stampa con il relativo apparato iconografico

Musei nazionali di Matera © 2024 – Tutti i diritti riservati
Privacy Policy | Termini di Utilizzo | Crediti

The owner of this website has made a commitment to accessibility and inclusion, please report any problems that you encounter using the contact form on this website. This site uses the WP ADA Compliance Check plugin to enhance accessibility.