Orari di apertura: Lun-Dom 9.00-20.00
Il centro indigeno di Garaguso è ubicato su un’altura a 492 m slm che domina la vallata fluviale del Salandrella, a 50 km dall’attuale linea di costa sul Mar Ionio. Collocato nell’entroterra dell’attuale Basilicata, Garaguso si trova in una posizione di passaggio e di contatto con popolazioni e aree culturali differenti.
I materiali restituiti dalla necropoli dell’abitato, indagata già a partire dai primi del ‘900 e a proseguire dagli anni Settanta in maniera sistematica ad opera della Soprintendenza della Basilicata, documentano l’interazione tra la comunità enotria locale, le comunità indigene circostanti e le città coloniali della costa ionica.
I rinvenimenti, relativi ad un arco cronologico compreso tra la seconda metà del VI e gli inizi del V secolo a.C., testimoniano, in coesistenza con la cultura locale, un assorbimento di elementi culturali greci a seguito della fase di colonizzazione.
Il rituale funerario è quello tipico del mondo enotrio, con sepolture prevalentemente a fossa terragna e inumati disposti supini con le braccia distese lungo i fianchi. I corredi di accompagnamento del defunto hanno restituito notevoli e numerose testimonianze di ceramica matt-painted, prodotta localmente – in forme quali vasi cantaroidi, olle, piatti, piatti su piede, ciotole, brocche – e decorata con motivi geometrici. Le decorazioni, realizzate in rosso e bruno e nelle relative sfumature, sono costituite da motivi lineari, angolari, a zig-zag, a losanghe, a scacchi e a meandri. Su alcuni esemplari di questo tipo si trovano le raffigurazioni antropomorfe del cosiddetto “orante”, costituito da un triangolo rovesciato, campito a reticolo, dalle cui estremità si dipartono motivi angolari, verosimilmente le braccia, terminanti con piccoli tratti, identificabili con le dita delle mani.
Nel servizio ceramico si trovano, in associazione a produzioni locali, anche forme d’imitazione greca (come skyphos e thymiaterion), manufatti di produzione greco-coloniale e d’importazione dalla madrepatria greca, come il vasellame da simposio a figure nere. Anche la ceramografia si fa veicolo di cultura greca, della sua religione, costumi, rituali e miti; ad esempio attraverso le raffigurazioni di scene di banchetto e di divinità come Dioniso, dio del vino, e dei soggetti a lui legati, come satiri e menadi. Tra i temi più rappresentati, e apprezzati nell’Italia meridionale, troviamo le fatiche dell’eroe e semidio greco per eccellenza, Eracle.
A completare il corredo funebre, tipologicamente diverso per individui di sesso femminile e di sesso maschile, si trovano oggetti di altro tipo, tra i quali: ornamenti, ambre, armi e, ancora, utensili per la tessitura e la filatura come pesi da telaio e grattugie da formaggio utilizzate per la preparazione delle bevande del banchetto. Infine, seppur più rari, sono presenti statuette a altri tipi di oggetti in terracotta.
The indigenous site of Garaguso sits on a rise at a height of 492 m above sea level, overlooking the Salandrella river valley, about 50 km far from the modern coastline.
Located in the hinterland of the modern region of Basilicata, Garaguso nevertheless occupied a liminal position which granted relationships with different people and cultural constituents in the nearby area.
The necropolis of the archaic Garaguso has been investigated from the early twentieth century and systematic studies were carried out, starting from the Seventies, by the Archaeological Soprintendenza of Basilicata. According to the archeological materials returned by the burials, there is clear evidence of interaction between the local Oenotrian community, the indigenous communities in the nearby areas and the Greek colonies settled along the Ionian coast.
As a result, the local culture absorbed many Greek elements following the process of colonization and this admixture can be appreciated thanks to the archaeological finds on display, dated from the second half of the 6th century BC to the beginning of the 5th century BC.
The funerary ritual is the typical one of the Oenotrian culture with the burials carried out in earthen pit tombs and the deceased in a supine position, with the arms extended along the side of the body.
The grave goods were mainly comprised of many and remarkable examples of “matt-painted” pottery: a local pottery of indigenous tradition, bichrome with geometric decoration. The vases are shaped like cantaroid vases, olla, bowl, jug, plate and footed plate and they feature decorations in opaque red and brown shades like linear and angular motifs and zigzag, lozenge, meander and chequered patterns. Some examples are painted with the anthropomorphic motif of the so called “prayer”, made by an inverted triangle for the body with arms-like triangle motifs attached and fingers-like short lines.
The ceramics include locally made vases imitating Greek prototypes, manufactures fabricated by greek-colonists and vases imported from the motherland Greece. like black figure sympotic vases.
It’s also by the images represented on these ceramics that the Greek culture is conveyed with its religion, rituals and myths. An example is provided by depictions like symposium scenes, the God of wine Dionysus with his company of satyrs and maenads or Heracles, the Greek hero and demigod par exellence.
As grave good, typologically different for men and women, we also find personal ornaments, like amber beads, weapons terracotta loom wheights and bronze cheese graters (used to prepare a combination of wine and cheese as a sympotic or ceremonial drink). Quite rare are other terracotta objects and statuettes.
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