La grande e scenografica natura morta del maestro fiammingo è tra le opere più note e studiate della collezione e evidenzia l’evoluzione in senso barocco della natura morta meridionale.
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La grande e scenografica natura morta del maestro fiammingo è tra le opere più note e studiate della collezione e evidenzia l’evoluzione in senso barocco della natura morta meridionale.
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Il gusto dell'assembramento mirabilmente caotico degli elementi della composizione, in cui inserisce elementi architettonici antichi e la presenza animata di un cane e un uccellino in volo, assume nelle opere napoletane del pittore una dimensione monumentale ed espande lo spazio della natura morta di fiori e frutti all'esterno, non di rado in grandi giardini pensili. Da notare la grande invenzione del fiordaliso in posizione obliqua che definisce lo spazio fa da contrappunto al cielo striato di tramonto e al tralcio di rose dipinti dalla parte opposta.
Il riferimento cronologico per la realizzazione del dipinto è l’importante episodio della commissione a Luca Giordano da parte del vicerè il Marchese del Carpio di organizzare per la Festa del Corpus Domini del 1684. Il celebre pittore progetta l’apparato della sontuosa festa barocca concependo 14 enormi tele, in cui l'innovazione è nel rapporto tra le figure, dipinte da lui e da Paolo de Matteis, e fiori, pesci, ortaggi, armenti, cacciagione e frutta. Chiama i maggiori specialisti del momento: Abraham Brueghel, Giovan Battista Ruoppolo, Giuseppe Recco, Francesco della Questa mantenendo ben saldo il timone dell'intera operazione, come testimonia il particolarissimo modo con cui si firma per l’occasione: Jordanus accordavit.
Bernardo De Dominici nelle Vite de' pittori 1742-45 in più occasioni ricorda questo importante episodio; nella vita di Brueghel scrive 'egli fu un de' bravi pittori scelti dal nostro Luca Giordano a compier la bella mostra dei 14 quadri, ove fece apparire quanto veramente sape, ed il suo componimento, e bella freschezza di colore’
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Bibliografia